人間は1分間にほぼ18回の呼吸をする
一日は4分間の360倍
25,920回の呼吸のプロセス
私たちが行う360回の眠りと目覚めの繰り返し
社会身体
個人身体
宇宙身体
おしごとは呼吸すること
仕事現場で受け取った「静かな時限爆弾」に、父が倒れた
アスベストは戦後復興期から主に建築現場において多く使われた物質です。日本ではその危険性が明らかになった後も使用が続けられ、欧米諸国に20年ほど遅れた2006年に全面使用禁止となっています。
私の父は「悪性胸膜中皮腫」という病気で亡くなりました。2014年のことです。この病気は、アスベストを吸い込むことにより、肺を包んでいる膜に腫瘍ができるというものです。アスベストを吸入してから発症までに10数年~40年を要するため「静かな時限爆弾」と呼ばれています。この病気には、今のところ確実な治療法がなく、発症後の余命は平均2年とされています・・・
また、アスベスト訴訟の先進国であるイタリアのみなさまに向けて日本のアスベスト問題の現状をお知らせする一つのきっかけになればと思いイタリア語訳を用意しました。
L’Italia è uno dei paesi più avanzati per quanto riguardale cause di risarcimento contro i danni dell’amianto. Per questo motivo abbiamo tradotto il nostro progetto di crowdfunding in italiano, con il desiderio di farvi conoscere anche la situazione attuale del Giappone sull’argomento. E con la speranza che lo leggerete.
Progetto per sostenere lo spettacolo “Lavorare è respirare”, uno spettacolo di Euritmia* che affronta il tema della relazione fra “lavoro e respirazione”.
L’euritmista Izumi Noguchi ha fondato il “Club Pipistrello” con l’idea di creare un luogo di collegamento fra gli artisti e la società (sul significato del nome si dirà più avanti). Con questo progetto si intende raccogliere fondi per realizzare lo spettacolo d’esordio, “Lavorare è respirare”, ma anche per gestire il sito del “Club Pipistrello (koomori.club)”, che servirà a divulgareinformazioni sui danni dell’amianto esulla possibilità di prevenirli.
Nel 2014, Izumi Noguchi ha perso suo padre a causa di un Mesotelioma pleurico maligno, malattia provocata dall’amianto.
L’attività del “Club Pipistrello” vuole essere di aiuto a chi soffre di malattie provocate dall’amianto come il Mesotelioma maligno. È necessarioche le persone comprendano meglio cosa sia l’amianto, e soprattuto è necessario chele persone che soffrono abbiano maggiori possibilità di ricevere cure mediche appropriate oppure che riescano a inoltrare le domande di indennità per gli infortuni sul lavoro senza difficoltà.
Sembra che le cure vengano ritardate semplicemente perché non ci sono né molti medici né altro personale degli ospedali che conoscano approfonditamente i danni dell’amianto e quindi non vengono eseguiti esami specifici come la TAC. Mentre sappiamo che ancora oggi ci sono persone che muoiono senza che sia stata riconosciuta loro l’indennità per gli infortuni sul lavoro. ll “Club Pipistrello” spera di poter contribuire anche minimamente a miglioramento l’attuale situazione delle vittime dell’amianto.
Oggi in Giappone, e soprattutto a Tokyo, c’è una enorme mobilitazione per la demolizione di vecchi edifici e per la creazione di una nuova città in vista delle Olimpiadi del 2020. Tuttavia il provvedimento che impedisce di disperdere l’amianto nell’ambiente durante le demolizioni non è stato ancora del tutto elaborato. Le persone a rischio sono in primo luogo gli operai dei cantieri incaricati del lavoro di demolizione. E noi vogliamo che a loro sia assicurato il naturale diritto alla protezione della salute.
L’esplosione della “silenziosa bomba a orologeria” che mio padre aveva ricevuto sul posto di lavoro
Quando nel 1975 in Giappone si cominciò a usare molto diffusamente l’amianto,i costruttori erano consapevoli dell’eventuale pericolosità di questa sostanza, ma non indossavano le maschere contro la polvere nei cantieri perché sarebbero stati solo loro a farlo. Questo mi ha raccontato mio padre. Lui, che era uno degli operai costruttori, da allora fu consapevole che ci sarebbe stata la possibilità di ammalarsi in futuro.
Mio padre è morto di Mesotelioma pleurico maligno nel 2014. Questa malattia viene provocata ispirando una sostanza che si chiama amianto. Ci vogliono dai 20 ai 40 anni affinché dall’ispirazione dell’amianto si formino tumori sulla pellicola sottile che copre i polmoni (sono grumiche proliferano in eccesso nei tessuti e nelle cellule autonomamente e al di là del controllo dell’organismo) .
A causa di questo lungo periodo di incubazione che trascorre tra l’ispirazione e l’insorgenza della malattia, l’amianto viene chiamato anche la “silenziosa bomba a orologeria”.
L’amianto è un minerale molto comodo e facile da usare, e infatti è stato utilizzato in tantissimi edifici in tutto il Giappone per circa 50 anni, dal periodo immediatamente successivo alla seconda guerra mondiale e fino al 2001. Molti lavoratori del settore edilizio e dell’industria navale di quel periodo, oggi hanno scoperto di essere malati. Si prevede che i numeri dei malati aumenteranno ancora fino al 2030, e non esistono attualmente medicine e cure per una guarigione completa.
Per quanto riguarda mio padre tutto risale al 2012. Mio padre aveva sintomi simili al raffreddore che però non riuscivano mai a guarire. Quindi si sottomise a un esame radiografico e a una rigorosa ispezione, e così abbiamo scoperto che nel suo petto si era accumulata una grande quantità di fluidi. Naturalmente si è ricoverato subito e ha subito un trattamento di drenaggio per far uscire i fluidi contenuti nel petto. Aveva ben 6 litri di fluidi nella cavità pleurica.
Quando è stata fatta la biopsia sui tessuti, è venuto fuori che era al quarto stadio di un Mesotelioma maligno, e che il tumore era già esteso a uno dei due polmoni. Nell’ospedale del nostro paesino non si poteva fare nulla, così siamo andati in un famoso ospedale universitario per chiedere consigli ed eventuali cure con una lettera di presentazione in mano.
Secondo il medico che aveva operato numerosi casi di Mesotelioma pleurico maligno in Giappone, c’erano solo tre terapie efficaci contro questa malattia: l’enucleazione di un polmone (inclusi pericardio, pleura e diaframma), la terapia con farmaco anticancro, e infine la radioterapia. La sua opinione era molto netta… Se mio padre avesse potuto fare tutte e tre le terapie, avrebbe potuto vivere ancora circa 20 mesi, e avrebbe avuto tra il 10 e 20 % di possibilità di sopravvivere5 anni. Ci ha comunicato chiaramente che se non avesse fatto nessuna terapia, gli sarebbero rimasti dai 6 ai 9 mesi di vita e, nel caso peggiore, soltanto 3 mesi.
“Ho lavorato dall’età di 15 anni fino a oggi (aveva 67 anni quando si è ammalato, ndr) e sono diventato ciò che sono, un malato. Mi sono già preparato. È meglio rimanere così, senza fare nessuna terapia. Sì, andiamo avanti così. Dopo aver ascoltato l’opinione del medico ne sono sicuro. Tanto se pure facessi tutte le terapie possibili avrei dal 10 al 20 % di probabilità di avere una vita più lunga. Sarà scortese per il medico (che è famoso per i suoi interventi sul Mesotelioma pleurico maligno), ma non farò la terapia. Il punto non è che voglio morire presto, ma voglio seguire l’indebolirsi del mio corpo, sì credo che non sarebbe male accettare questa sorte”.
La vita di mio padre era piuttosto piena…. Risentendo adesso queste parole io ho riflettuto che mio padre potrebbe essere qualcuno che pensa “non ha tanta volontà di vivere” oppure “non ha coraggio ad affrontare la malattia”, ma non è questo che mi è venuto in mente. Al contrario, mi è tornata alla memoria una scena quasi sacra: l’immagine di mio padre che usciva ogni mattina con indosso la sua divisa appena lavata e saliva sulla sua vecchia macchina per andare a lavoro.
Alla fine mio padre non ha fatto né la chemioterapia né l’intervento chirurgico e ha vissuto altri 20 mesi. E’venuto a mancare proprio nelle mie braccia. E’ successo una notte che sono rimasta a dormire per caso nella camera da letto di mio padre a casa dei miei genitori.
L’ultima settimana prendeva la morfina e sembrava assente, come se vivesse in un sogno. Si capiva dai suoi discorsi deliranti che dentro di sé il concetto del tempo era vago, spesso vedeva scene della sua vita come fossero allucinazioni e poi ritornava alla realtà. A volte sembrava che guidasse la macchina, altre giocava come se fosse tornato bambino.
A notte inoltrata, ormai non poteva inghiottire quasi più niente, ma disse che aveva voglia di mangiare qualche cosa. Allora gli ho fatto mangiare un pezzettino di mochi (pasta filante di riso cotto, un cibo tradizionale che si consuma soprattutto durante le feste di Capodanno, ndr). Ancora oggi ricordo l’impressione che ho ricevuto dalle sue parole piene di ammirazione: “ Quant’è buono!”. Suppongo che mio padre abbia capito che fosse l’ultima cena della sua vita sulla terra. Nelle sue parole risuonavano ringraziamenti ed elogi per tutti gli alimenti del mondo.
Era quasi l’alba, quando sono stato svegliata dalla voce di mio padre che mi chiamava. Si era messo a sedere sul letto con gli occhi spalancati.
E togliendosi dal naso il tubo dell’inalatore d’ossigeno al quale era collegato quasi 24 ore su 24, me lo consegnò lanciandolo all’indietro. In quel momento la situazione di mio padre era peggiorata ed immagino che per pronunciare anche una sola parola, dovesse usare tutta la sua forza. Ma ho capito che aveva detto una frase tipo: “Non voglio una cosa del genere”.
Dopo qualche minuto, mio padre cercò di spostarsi su una sedia accanto al letto. Ma proprio in quel momento fu colpito da dispnea, e io ho dovuto afferrarlo sotto le braccia. Anche se aveva perso molto peso negli ultimi mesi comunque per me era ancora troppo pesante e non riuscivo a sostenerlo da sola. Alla fine cadde a sedere vicino alla sedia e rimase in quella posizione. Credo che questo movimento per lui fosse molto faticoso. Respirava ansimando e capivo che soffriva molto attraverso tutto il suo corpo. Purtroppo io lo sostenevo tenendolo per tutti e due le braccia, e non potevo nemmeno mettergli il tubo dell’inalatore d’ossigeno. Poi finalmente è arrivato il momento che aspettavo e il suo respiro è tornato regolare in quella posizione.
Mio padre aveva preso il respiro più profondo e lungo che avesse mai fatto. Era una respirazione che non si poteva definire in altro modo che “pura”, come se respirasse pienamente il profumo bagnato della rugiada mattutina in montagna, oppure come se tracciasse una riga con un pennello dritta al cielo. Poi fece una espirazione, e tornò al suo corpo senza inspirare. Da quel momento in poi mio padre non inspirò mai più.
Ho gridato tante volte “Papà” al suo corpo che ora pesava ancora di più perché non aveva più nessuna forza fisica, ma dopo un po’ avevo capito che “lui non sarebbe più tornato”. Ho guardato su verso il soffitto per un po’ di tempo
per cercare la sua coscienza volata via assieme all’ultima espirazione. Mi è sembrato che il corpo di mio padre avesse smesso di fare un lavoro che si chiama “respirazione”. Successivamente, tempo qualche giorno, pian piano si è
ritirato gentilmente dalla gravità della terra.
(foto con mio padre nel luglio 2013)
Nel film “K-19” della regista americana Kathryn Bigelow, si parla dell’incidente di un sottomarino russo che ha avuto una perdita radioattiva nel 1961, durante il periodo della Guerra Fredda.
Gli equipaggi sacrificarono la loro vita per effettuare la riparazione senza considerare il rischio di essere esposti a una radioattività ad alta densità, per evitare la fusione del nocciolo nucleare che provoca il danneggiamento del nucleo per surriscaldamento.
Invece il film “Au Nome de Tous les Miens” di Robert Enrico, ambientato nel ghetto di Varsavia durante la seconda guerra mondiale - quando la persecuzione nazista sugli ebrei era seriamente peggiorata - parla di un giovane ragazzo ebreo che vive passando la sua giovinezza in una quotidianità infernale, perdendo madre e fratellini nella camera da gas.
Ancora nel film “Titanic”i musicisti non smettono di suonare pur sapendo che costerà loro la vita.
La canzone “Shipbuilding” di Robert Wyatt parla di una città dell’industria navale in Inghilterra negli anni 70. Durante la crisi economica gli operai dei cantieri navali costruivano navi da guerra per denaro. Malgrado fossero esperti e orgogliosi di essersi perfezionati negli anni, dovevano lavorare per mantenere le loro famiglie intuendo vagamente la possibilità che i loro figli avrebbero potuto andare in guerra proprio con le navi che loro stessi avevano costruito. Si racconta questa situazione senza speranza accompagnandola con una melodia bellissima. (L’industria navale è uno dei settori con il maggiore numero di persone infortunate dall’esposizione professionale all’amianto, ndr).
Perché gli essere umani possono continuare a lavorare anche quando sono in bilico fra la vita e la morte? Che cosa è la vita degli essere umani? Per che cosa esiste la morte?
Gli essere umani, dal momento della nascita e fino alla morte, sono vivi poiché continuano a eseguire atti. Quando l’età cresce, l’atto diventa il “lavoro”.
I neonati cominciano l’attività vitale che si chiama “respirazione” proprio nel momento in cui arrivano al mondo. L’intera attività vitale è concepita per mandare gli essere umani fino alla morte.
Apparentemente sembra pessimistico pensare che “tutti gli atti degli essere umani portano alla morte”. Ma guardando la vita quotidiana da questo punto di vista, tutte le cose che facciamo ogni giorno come il lavoro, il riposo, ogni pasto, ciascuna conversazione e “respirazione” ci appaiono molto care e insostituibili.
È vero che l’agire umano conduce verso la morte ma nello stesso tempo è anche una “preghiera” e un “lavoro” che continua senza interruzione.
Dopo la morte di mio padre, è sorto davanti a me un tema che è diventato un grande enigma: “la relazione tra gli essere umani e la respirazione” . Ho avuto l’impressione sempre più forte che la relazione tra gli essere umani e la respirazione abbia che fare con un processo enorme che si può anche difinire universale, allargando il campo all’osservazione del corpo umano.
Sono una danzatrice, pratico una danza che si chiama Euritmia e l’Euritmia per me è il modo più naturale di pensare. Allora l’unico modo per riflettere su temi comela relazione fra“respirazione e corpo”, o l’equivalenza fra “l’atto degli essere umani e il lavoro” per me è riflettere attraverso la danza. Così ho avuto l’idea di realizzare uno spettacolo di Euritmia che si intitola: “Lavorare è respirare”
Ho parlato del progetto a due amiche Euritmisteche hanno accettato di collaborare. Così abbiamo fondato un’associazione per lo spettacolo alla quale ho dato il nome “Club Pipistrello”, perché da tempo nutro un forte interesse per i pipistrelli.
La loro temperatura durante l’ibernazione si abbassa fino a raggiungere la stessa temperatura dell’ambiente circostante, e sia la frequenza della respirazione che la frequenza arteriosa diminuiscono fino a un ventesimo rispetto alla normalità. Per esempio, un esemplare della famiglia dei pipistrelli che si chiama il ferro di cavallo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum), normalmente respira 20 volte al minuto, ma durante l’ibernazione respira solo una volta, mentre la frequenza arteriosa di 400 battiti al minuto diminuisce a venti.
Per il pipistrello che limita estremamente l’attività vitale, è importante scegliere il posto giusto per consumare perfettamente l’energia accumulata nell’autunno. Se il posto fosse troppo caldo, consumerebbe al di sopra delle energie necessarie e morirebbe dimagrendo durante l’ibernazione. Invece se scegliesse un posto troppo freddo, si sveglierebbe spesso e consumerebbe comunque più energia di quanto prevista, e morirebbe comunque.
I pipistrelli morti durante l’ibernazione rimangono appesi in posizione a testa in giù finché il corpo non si corrompe.
La figura del pipistrello che si iberna letteralmente a costo della propria vita, è una rappresentazione simbolica del fatto che la loro presenza stessa vive insieme all’ambiente circostante. E a me è sembrato che la sua figura somigliasse a noi uomini che viviamo in questo mondo.
Alle 19: 30 di mercoledì 22 novembre 2017
ZA-Koenji 2
“Lavorare è respirare”
Nella teoria di Steiner, si parla dei numeri della respirazione.
Gli esseri umani respirano mediamente 18 volte al minuto.
In quattro minuti?18 x 4 =72 volte.
Il numero della respirazione al giorno è 18 x 60 x 24 =25.920 volte
Il numero 25.920 diviso 72 fa 360, cioè un giorno è 360 volte la ripetizione di 4 minuti.
Il processo della respirazione durante 4 minuti può essere definito il processo di un piccolo giorno, se consideriamo un giorno uguale a un anno.
La respirazione delle 24 ore equivale ad un anno se calcoliamo la respirazione di 4 minuti uguale a quella di un giorno.
Un giorno è 360 volte la ripetizione di 4 minuti. Il numero di ripetizioni di sonno e veglia in un anno è 360, cioè 360 giorni. Moltiplichiamo questo numero con la durata media della vita, cioè 72 anni, e troviamo di nuovo il numero 25.920.
Quindi possiamo dire che abbiamo un duplice modo di respirare costantemente. 25.920 respirazioni al giorno e 25.920ripetizioni di sonno e veglia nell’arco della durata media di una vita.
Il corpo sociale
Il corpo individuale
Il corpo cosmico
Lavorare è respirare
Danzatori : Izumi Noguchi, Chikako Mikami, Yasue Shimizu
Pianoforte : Yuko Hashimoto, Taeko Shimaoka
Direttore di scena : Koomori (provvisorio)
Luce : Go Ogoma
Suono : Shinoppen
Foto pubblicitarie/Produzione video : Rino
Musiche : Matsui Ippei Aki Tsuyuko (“il giardino Tengu”)
Coordinatore di palcoscenico : Takuto Tsuchiya
Web : Shinoppen
Consulente del progetto : Rino
Organizzazione/Produzione : Club del Pipistrello (Koomori Club)